Si alternano diversi sentimenti di inquietudine e trepidazione che scaturiscono dalla visione reale e incombente di una montagna nera e oscura, sempre presente sullo sfondo della tela. Il senso di vertigine delle cime tracciate con veloci pennellate ascendenti e discendenti, la percezione di oscurità delle valli ricreate con profonde campiture nere e blu, la meraviglia dei barlumi improvvisi nei graffi di nuance chiare che si riflettono qua e là sulla superficie della terra. La pastosità del colore a volte entra in collisione con la liquidità di un segno forte e corporeo, steso più per evocare che per descrivere.
All’aspetto naturale e fisico della rappresentazione si aggiunge il carattere divino. Con la loro verticalità, le montagne hanno spesso rappresentato l’allegoria del sacro, evocando l’idea dello sguardo dall’alto sull’abisso, quel senso di sospensione tra terra e cielo, quel mistero insondabile, quel luogo sublime al quale anela l’anima.
(Dalla presentazioe di Chiara Canali)