Paesaggi come proiezioni di una dimensione interiore, vette rocciose avvolte, per usare le parole di Dionigi Aeropagita, in una «caligine luminosissima». Sono le tele proposte da Michele Dolz nella personale «Notte Oscura» che inaugura oggi alle 18 a Milano nel nuovo spazio AlterMaria (via Priorato, 6) nella zona di Lambrate, quartiere che da industriale si è ormai trasformato in uno dei centri di produzione artistica e culturale più importanti della metropoli lombarda.
Dolz, storico dell'arte e artista, dà vita a una galleria di profili montuosi che incombono sull'orizzonte, osservati, con un insieme di attrazione e timore, come da una soglia sull'inizio di un cammino. Tele che hanno «il senso di vertigine delle cime tracciate con veloci pennellate ascendenti e discendenti - scrive Chiara Canali nel testo critico - la percezione di oscurità delle valli ricreate con profonde campiture nere e blu, la meraviglia dei barlumi improvvisi nei graffi di nuance chiare che si riflettono qua e là sulla superficie della terra. La pastosità del colore a volte entra in collisione con la liquidità di un segno forte e corporeo, steso più per evocare che per descrivere». I temi naturalistici della montagna e della notte diventano metafora spirituale, come indica chiaramente il titolo della mostra, rimando a «La noche oscura» di san Giovanni della Croce (capolavoro della letteratura iberica che Dolz, nato in Spagna nel 1954 e residente in Italia dal 1976, non può che conoscere fin nei versi più segreti). La poesia che apre «La salita del Monte Carmelo» è uno dei più celebri trattati della mistica cristiana.
Alessandro Beltrami