Quando li vidi per la prima volta fui costretto a fermarmi. Quei lavori avevano la semplicità solenne di un aforisma. Una di quelle poesie in pochi, semplici versi, il versetto di un salmo.
Avevo conosciuto Lorenzo Belenguer in casa di un amico comune che si premurò, da buon londinese, di preparare un tea per farci incontrare. Lorenzo mi convinse subito per la sua semplicità. Spagnolo trapianto a Londra, si definisce minimalista senza aggettivi. Le sue opere sono fatte di poco, ma di quel poco che è imprescindibile. Sono l’essenza. Pochi tratti, punti di colore, grumi vibranti di colore su maglie di ferro vecchio, lievi interventi su stampe antiche.
Nella scorsa Frieze ha sollevato interesse vendendo delle buste di plastica con polvere bianca e l’etichetta «Cocaina». Era una raffinata operazione concettuale di critica alla droga, come la famosa canzone di Eric Clapton dallo stesso titolo.
So much in so little, è il caso di dire. Marchio dell’arte vera.